05-06/11/05 In my room.
Ormai è questione di ore ed il viaggio tanto sognato, programmato, parlato inizierà.
Devo aver nauseato parecchi di voi con tutto il mio entusiasmo pre viaggio, ma per me tanta infatuazione è del tutto incontenibile (ed anche così non sono riuscita a reprimere strani sfoghi sul viso…).
Confesso che da qualche giorno però anche solo la parola è di troppo per me.
Ho letto tutto il Lonely Planet 2 volte (804 pagine), mi sono collegata al loro sito per mesi, mi sono fatta assalire da una febbre Bossanova, ho esplorato quante più nomi di musica brasiliana contemporanea, mi sono persa per le strade di Bahia mentre leggevo romanzi di Amado. Ho visto film in portoghese (bye bye Brazil mi è piaciuto talmente tanto che l’ho riguardato più volte trasportata dalla “saudagi” che ti lascia adosso), ed ho riso alle serie divertentissime di “Os Normais” (gracias Angelica per il raggio brasiliano che spende con te) non ostante io non parli (ancora) la lingua folle d’amore per questo paese (come quando t’innamori perdutamente di qualcuno ed anche se non capisci nulla di ciò che dice rimani appesa alle sue parole).
Biglietto (nuovo, oggi ho scoperto che ho rischiato di non partire per un errore fatto in agenzia), passaporto, varie carte di plastica, assicurazione, travellers cheque, dollari, vaccini, numeri, indirizzi, tutto è ordinatamente pronto copiato e trascritto.
Lo zaino è fatto, questa volta ho superato me stessa (e per la prima volta in vita mia che faccio una cosa del genere scopro che forse è meglio non superare se stessi), tanto preoccupata di non sovra caricarmi ho ridotto pesi e extra al minimo, infatti un terzo del suddetto (60 + 10 litri) è vuoto e mi chiedo se forse per una che ha tre armadi stra colmi di vestiti, che si cambia più volte al giorno e che crede che si comprerebbe tranquillamente un capo al giorno, non sia un pochino…triste.
No, queste sono cose che mi fanno star bene qui, ma “sulla strada” è ben altro ciò che ti cattura.
Tutto intorno a te è talmente forte e vivo, e desideri assorbirne quanto più ti è possibile, mentre invece sei tu che ne vieni assorbito.
Ho una vaga idea di un’ itinerario, ma so che poi sarà il caso a tracciare la strada è talmente bello lasciare che le cose accadano. Forse l’imprevisto è più di tutto ciò che mi affascina di un viaggio, ciò che non hai immaginato, quelle situazioni in cui ti ritrovi senza rendertene conto perché magari hai seguito per sette ore nella giungla un tipo alla fermata del bus su una strada deserta che parla kuna, quella consapevolezza che ogni giorno può regalarti momenti unici, che il tempo non è scandito da ore e impegni, che non hai mete e che il tuo mondo materiale si riduce al tuo zaino in cui comunque hai messo molte cose di cui potresti fare a meno.
So che è parte della magia è legata al fatto che è tutto temporaneo e che comunque sai che hai un’altra vita altri bisogni e un’altra realtà. Posso togliermi l’orologio e dimenticarlo per mesi, posso vivere con poco e non sentire la mancanza di alcun oggetto materiale, posso pensare di essere totalmente libera, ma so che è una scelta e che in qualunque momento posso tornare alla mia dimensione ben delineata. Ma è bella quella fase in cui le due realtà sfumano tra di loro e nulla ti obbliga a tracciare un confine, anzi io vivo benissimo con i piedi tra le nuvole…
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