lunedì, novembre 28, 2005

Un´ isola quasi perfetta

Florianopolis (Floripa)
citta´nella regione di Santa Cararina nel sud del Brasile, formata da una parte sulla terra ferma e l´altra su un´isola talmente vicina al continente da esserne collegata da due ponti. 350 mila abitanti, la prevalenza dei quali di discendenza europea (una grossa parte italiana).

Dopo aver trascorso due serene settimane espolrando le meraviglie di Floripa ho lasciato l´isola per un giorno. Tutto cio´che conosco del Brasile e´appunto Floripa e benche´fossi informata della sua realta´molto piu´rosea rispetto ad altre regioni del paese, iniziavo ad ambiaentarmi e a dimenticare che esistesse altro al di fuori
Un´isola verde, organizzata, pulita, sicura, con tutti i servizi di una citta´europea, ma senza smog, senza afa, senza un vero traffico. Belle case (quella in cui vivo io, che fa parte di un "pacchetto" del corso di portoghese e´una villa con giardino, sale grandi e soleggiate e 6 bagni), spiagge perfette, tutta la popolazione sembra bella perche´in parte lo e´, e tutti si curano e praticano sport giornalmente, vita ad ogni ora del giorno e della notte, un´incredibuile scelta di locali e negozi. Ma allo stesso tempo una certa impronta di cultura brasiliana, un gusto piacevole a cui e´facile accostarsi, non e´che tutti ballino la samba per le strade, ma in qualunque posto tu ti trova c´e´qualcosa di tipicamente brasiliano.

Ma attraversato il ponte, non dico che tutto cambia drasticamente ma cambia.
Ed allora per quanto io adori Floripa e credo sia un posto quasi ideale per vivere, sento che la voglia di qualcosa di piu´vivo cresce e sono quasi pronta a riprendere quella strada.

Punti di vista

Piccola parentesi per mettere nero su bianco che nulla di cio´che scrivero´vuole essere preso come dato di fatto. Tutto invece sara´solo il mio punto di vista, il Brasile visto attraverso i miei occhi e raccontato con mie parole. Non e´nelle mie intenzioni giudicare, solo commentare e spero di non offendere nessuno.
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sabato, novembre 19, 2005

o bikini

che belli che colori ! non per nulla i bikini brasiliani sono famosi in tutto il mondo.
ne voglio assolutamente uno. prima di prenderne uno in mano, non hai idea di quanto sia realmente piccolo. prima di provarlo non hai idea di quanto devi realmente depilarti !
il top less e´decisamente NO in Brasile, ma i pezzi di sopra sono tutti ovviamente rigorosamente imbottiti (anche il piu´piccolo triangolino) e studiati per spingere e arrotondare ogni cm quadrato. ah quant´e´bella la vita su una spiaggia brasiliana !

mercoledì, novembre 16, 2005

tudo a quilo

direi che in Brasile si spreca poco.
il modo piu´comune di mangiare fuori e´ a comida a quilo
un buffet dove uno si serve e poi porta il piatto ad essere pesato e paga appunto in base al peso.
cosi´e´difficile (a meno che uno non abbia scelto qualcosa che non ha esattamente il sapore immaginato o pensava di aver piu´fame di quella che ha) che ci siano grossi avanzi in un piatto.
questi ristoranti sono talmente popolari e frequentati che tutto e´fresco e c´e´un´ottima scelta.
Lo stesso vale per le gelaterie. Prendi la tua coppetta (che puo´essere grossa come un piatto da minestra !) o cono, spaletti tu i gusti e poi puoi aggiungere un´infinita´di decorazioni, noccioline, frutta caramellata, bom bom, salse, cereali...poi pesi e paghi in base a questo.
certo deve funzionare allo stesso modo, ma ancora non ho figurato esattamente come, il prezzo delle corse sui bus dove a volte paghi e a volte no.
Anche qui si paga a km ?

lunedì, novembre 14, 2005

casa du suco

32 gradi.
nulla mi sembra piu´invitante della casa du suco dove pendono ricche ceste di frutta e vibrano mega shaker.
ne chiedo uno al mango, pago 3 reals (poco piu´di 1 euro) e mi siedo.
Due minuti dopo mi servono 1 bicchiere e una caraffa con 0,75 lt di puro succo.

uma praia

Florianopolis primo giorno.
L´isola di Floripa ha 42 spiagge quindi dire "oggi vado in spiaggia" implica per lo meno una scelta. Non tanto facile quando non ne conosci nessuna, proprio per questo per me non aveva reale importanza da quale iniziare. Ho fatto un p0´di confusione con i bus, l´isola e grande e ben servita. Dopo essermi trovata in un paio di posti sbagliati ho finalmente avvistato una spiaggia e sono scesa. Incredible: in 15 mt c´era ogni prototipo dell´immagine che avevo di una spiaggia brasiliana ed ho poi avuto conferma che questa e´una delle piu´mediocri.
Acque calde e turchesi, spiaggia bianca che squittisce sotto ai piedi a parte, ma era una vera parata di micro bikini colorati, banchetti di caipira e pina colada, joggers, anziani che chiacchierano, ragazzi che giocano, musica che proviene da ogni lato, culi tondi e tette rifatte.

A Favela

A differenza dell´immagine che brutte descrizioni avevano creato Sao Paulo mi accoglie dolcemente. E´veramente poco il tempo che le dedico, e dall´aeroporto prendo il primo shuttle per andare al terminal dei bus. Tutto e´piu´ordinato, verde e organizzato di quello che credevo.
Dopo pochi minuti lo shuttle passa per i margini di una favela.
Di posti simili ne ho visti tanti in vita mia. Qui hanno un nome famoso, ma quanto diverso puo´essere vivere in una baracca di due metri quadrati in legno o lamiera attaccata a decine o centinaia d´altre con la fogna che scorre fuori ?
Eppure tutto si e´fermato, era li´era reale.
Di tutte le immagini che avevo del Brasile, questa e´stata la prima a prendere forma

A pasteleria de Belem

I monumenti piu´rappresentativi di Lisboa si trovano a Belem: la famosa torre (in tipico stile Manuelino, si ma ci sono poi cosi´tante opere al mondo in stile Manuelino ?) e il l´altrettanto simbolico monumento ai navigatori che partrirono per scoprire e colonizzare il nuovo mondo.
Ma a Belem si trova anche A pasteleria de Belem, e non c´e´guida, libro, persona che non ti dica di andarci e provare il celeberrimo pastel.
da brava turista, dopo aver visitato i sopracitati monumenti concludo la mia visita nella pasticceria decorata da azuleios blu.
E´enorme, decadente, un misto di chic e lasciato andare (scusate ma molto tipico da queste parti), ordino il mio pastel, "ma si proviamo sto´benedetto pastel" (non ha il cioccolato e per me un dolce per essere sensazionale DEVE essere al cioccolato).
arriva: e´piccolo, una tartina di una friabilita' perfetta, che racchiude una crema pasticcera tiepida aromatizzata alla cannela, pura delizia che si fonde in bocca e per l´attimo che dura e´un sogno !
mi aggiungo anch´io al coro: se andate a Lisboa non mancare di provare a pasteleria de Belem.

giovedì, novembre 10, 2005

il barrio alto

Lisboa
dopo un ottima colazione (posso tranquillamente dire che il caffe' servito in Porogallo e' molto buono, poco meno del nostro espesso, una curiosita' a riguardo e' che molti sostituiscono al cucchiano un rametto di cannella che lascia un leggero e piacevole aroma) decidiamo di esplorare il barrio alto.
lo facciamo in tutta calma ed e' proprio la calma quella che troviamo, anzi, il barrio e' deserto e fermo, tutto e' chiuso e decadente.
Decidiamo di tornarci la sera e questa volta troviamo un quartiere vivo, ma che vuole lasciarsi scoprire. E' infatti solo entrando dentro agli strani e originali negozietti che si prende parte alla scena. Oltre ad offrire vestiti e oggetti di bizzarra fattura, molte di queste botteghe "nascondono" piccoli caffe', pub o anche semplicemente un tipo che taglia i capelli, proprio come se si entrasse in casa di amici.
I locali sono tutti piccoli, limitati a volte ad un paio di tavolini, sono molto intimi, con bella musica,
bagni interessanti e strani scrittori. Gustando Ginga (no, non si scrive cosi', ma mi ricordo benissimo il sapore...un drink al mon cheri, con tanto di cigliegina in fondo al bicchiere !)
e Porto ci lasciamo assorbire dalla citta'.

il negozio delle sardine

Lisboa
strano, sono qui con l'intenzione di cominciare a parlare di Lisboa mentre so che tra qualche ora partiro'
la racconto dall'inizio o dalla fine ?
racconto l'limpressione generale che questi pochi giorni mi hanno dato di quella che per me e' davvero una citta' alla fine del mondo e per alcuni aspetti fuori dal tempo, per lo meno dal tempo del resto dell'Europa.
immaginate un negozietto seminascosto nel quartiere di Alfama tra vicoli e stade lastricate.
la vetrina e' colorata da decine di scatolette ben impilate.
sigarette ? caremelle ? no sono scatolette di acciughe e pesce vario incartate con stampe retro' colorate.
entriamo mettendoci in coda nella lenta fila. al banco ci sono due donne anziane, una serve i clienti con tutto il tempo che le ci vuole, l'altra impacchetta a mano le scatolette.
osserviamo increduli la perfezione con cui la donna prende le scatolette chieste e le allinea in modo che stiano bene nel pacchetto che poi leghera' con uno spago, il tutto nella massima calma, con una chicchierata, un attimo per trovare l'articolo desiderato e per sorridere.
siamo nel pieno centro di una capitale. Siamo a Lisboa e stiamo comprando quello che si conferma essere ottimo pesce in scatola.

lunedì, novembre 07, 2005

CI SIAMO...ORA !

07/11/05

Ora è ora ! Tutto è pronto ed io sono completamente elettrizzata, ho dormito pochissimo ed ho così tanti pensieri che mi percorrono. C’è una parte di me che è si stacca con una certa nostalgia. Quattro mesi sono per un viaggio un tempo lungo, un mese lo passerò “sola” e non mi dispiace, è un’ottima opportunità per aprirti e cercare situazioni.
Poi ci sarà Sylvie, la mia degna compagna d’avventure.
E siccome si, sono una che si perde con le parole e che si innamora delle persone e le piace comunicarlo chiudo dicendo che vi adoro e che è bello partire sentendo che non c’è nulla che vorresti di più, che viaggiare è la passione più grande che hai, che non t’importa quasi dove, basta essere “sulla strada”, basta esserne parte, ma qualunque esperienza vivrai, sarà bello tornare, sarà bello sentirmi vicino a voi.
Grazie Cha, Linda, Claudia e Monica per una serata speciale.
Grazie a Fabio senza il quale questo Blog non esisterebbe.
Ci sentiamo da Lisbona (credo) dove per qualche giorno le mie avventure si mescoleranno a quelle di Ninja e il suo harem !
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CI SIAMO...QUASI

05-06/11/05 In my room.

Ormai è questione di ore ed il viaggio tanto sognato, programmato, parlato inizierà.
Devo aver nauseato parecchi di voi con tutto il mio entusiasmo pre viaggio, ma per me tanta infatuazione è del tutto incontenibile (ed anche così non sono riuscita a reprimere strani sfoghi sul viso…).
Confesso che da qualche giorno però anche solo la parola è di troppo per me.
Ho letto tutto il Lonely Planet 2 volte (804 pagine), mi sono collegata al loro sito per mesi, mi sono fatta assalire da una febbre Bossanova, ho esplorato quante più nomi di musica brasiliana contemporanea, mi sono persa per le strade di Bahia mentre leggevo romanzi di Amado. Ho visto film in portoghese (bye bye Brazil mi è piaciuto talmente tanto che l’ho riguardato più volte trasportata dalla “saudagi” che ti lascia adosso), ed ho riso alle serie divertentissime di “Os Normais” (gracias Angelica per il raggio brasiliano che spende con te) non ostante io non parli (ancora) la lingua folle d’amore per questo paese (come quando t’innamori perdutamente di qualcuno ed anche se non capisci nulla di ciò che dice rimani appesa alle sue parole).
Biglietto (nuovo, oggi ho scoperto che ho rischiato di non partire per un errore fatto in agenzia), passaporto, varie carte di plastica, assicurazione, travellers cheque, dollari, vaccini, numeri, indirizzi, tutto è ordinatamente pronto copiato e trascritto.
Lo zaino è fatto, questa volta ho superato me stessa (e per la prima volta in vita mia che faccio una cosa del genere scopro che forse è meglio non superare se stessi), tanto preoccupata di non sovra caricarmi ho ridotto pesi e extra al minimo, infatti un terzo del suddetto (60 + 10 litri) è vuoto e mi chiedo se forse per una che ha tre armadi stra colmi di vestiti, che si cambia più volte al giorno e che crede che si comprerebbe tranquillamente un capo al giorno, non sia un pochino…triste.
No, queste sono cose che mi fanno star bene qui, ma “sulla strada” è ben altro ciò che ti cattura.
Tutto intorno a te è talmente forte e vivo, e desideri assorbirne quanto più ti è possibile, mentre invece sei tu che ne vieni assorbito.
Ho una vaga idea di un’ itinerario, ma so che poi sarà il caso a tracciare la strada è talmente bello lasciare che le cose accadano. Forse l’imprevisto è più di tutto ciò che mi affascina di un viaggio, ciò che non hai immaginato, quelle situazioni in cui ti ritrovi senza rendertene conto perché magari hai seguito per sette ore nella giungla un tipo alla fermata del bus su una strada deserta che parla kuna, quella consapevolezza che ogni giorno può regalarti momenti unici, che il tempo non è scandito da ore e impegni, che non hai mete e che il tuo mondo materiale si riduce al tuo zaino in cui comunque hai messo molte cose di cui potresti fare a meno.
So che è parte della magia è legata al fatto che è tutto temporaneo e che comunque sai che hai un’altra vita altri bisogni e un’altra realtà. Posso togliermi l’orologio e dimenticarlo per mesi, posso vivere con poco e non sentire la mancanza di alcun oggetto materiale, posso pensare di essere totalmente libera, ma so che è una scelta e che in qualunque momento posso tornare alla mia dimensione ben delineata. Ma è bella quella fase in cui le due realtà sfumano tra di loro e nulla ti obbliga a tracciare un confine, anzi io vivo benissimo con i piedi tra le nuvole…